Momenti di pura emozione questa mattina alla scuola dell’infanzia del quarto circolo che ha preso il nome di “Barbara Rizzo”, la madre dei due gemelli Asta, tutti tragicamente uccisi a Pizzolungo il 2 aprile del 1985, da quella mafia beluina che non riesce a fermarsi davanti a nulla. Il loro obbiettivo era Carlo Palermo, l’ex magistrato, ma diventò Barbara Rizzo ed i suoi due bambini.
Bambini più o meno della stessa età di quelli che hanno emozionato con i loro canti, mai banali, che ci riportavano alla realtà di ieri e di oggi. Una realtà che è stata ricordata dal direttore della scuola l’ing. Ignazio Monticciolo, non una banale spiegazione, ma un perenne ricordo che diventa monito e lezione di vita. Non a caso nell’anfiteatro della scuola con le autorità, tra cui Don Ciotti, erano presenti i coniugi Via, i genitori di Antonino, ucciso da un balordo mentre accorreva a difendere un collega che stava per essere derubato. La città spesso dimentica, i nomi di Barbara Rizzo e di Nino Via devono fare memoria in questa città che ha adottato lo slogan del “non dimenticare”.

Testimone principale di quella tragedia è stata, e non poteva essere diversamente, Margherita Asta, la figlia di Barbara Rizzo e sorella dei due gemellini. E’ toccato a lei scoprire l’enorme murales (realizzato dall’artista Massimiliano Errera) dove è raffigurata il volto di una donna e tanti fiori, tante margherite. Simboli, certo, ma dietro i simboli i ricordi e l’emozione che ti prende alla gola se vai ai ricordi e quel 2 aprile il cronista era a Pizzolungo, ha potuto vedere. Il quarto circolo “ Barbara Rizzo” è il secondo in Sicilia, ad avere assunto la nuova denominazione. In ritardo? Forse, ma lo rimarrà sino a quando esisterà la scuola e ci inviterà sempre a “ non dimenticare”.
Aldo Virzi