Riceviamo e pubblichiamo: Le Nazioni Unite definiscono la violenza di genere come ogni atto legato alla differenza di sesso che provochi o possa provocare un danno fisico, sessuale, psicologico o una sofferenza della donna, compresa la minaccia di tali atti, la coercizione o l’arbitraria privazione della libertà sia nella vita pubblica che nella vita privata.
Si tratta di una gravissima forma di discriminazione, di una violazione dei diritti fondamentali alla vita. È un problema culturale che si muove sul terreno delle profonde disuguaglianze e dei diversi ruoli che la società affida all’uomo e alla donna in base al loro sesso alla nascita. La violenza maschile sulle donne vive su una concezione patriarcale della società.
Il nostro Paese ha bisogno di un radicale cambiamento nelle politiche del lavoro e, in particolare, per quanto attiene la partecipazione delle donne al mercato del lavoro e nelle opportunità di carriera. Occorrono interventi nella redistribuzione della ricchezza e del welfare perché precarietà e disparità salariali sono condizioni che ledono i diritti delle donne a vivere secondo il proprio sentire, che limitano la libertà ad essere se stesse.
Continuiamo quella lotta verso l’attuazione della nostra Carta Costituzionale e tutta l’Anpi è impegnata a far sì che il grande cammino di civiltà intrapreso prosegua, perché i diritti e le libertà delle donne sono la spia della salute di una democrazia, sono l’anima stessa della Costituzione,rappresentano una questione di civiltà ed in quanto tale riguardano tutte e tutti.
Libere sempre non è uno slogan ma un progetto personale e collettivo, la nostra idea di società.