Mi piacerebbe scrivere di Politica ma per almeno otto giorni dovrei commentare o le varie liti tra checche, vestite di politologia (carnevale è alle porte), o di “blow job” vaganti.
E non me la sento , non mi va. Mi diverte solo assistere all’assalto della diligenza vuota, che non c è.
Per ciò rifletto su alcuni film, oggi attualissimi, ancora.
Giorni fà son andato al cinema per vedere ”l’ ora legale” di Ficarra e Picone.
Non è un film divertente ma drammatico, che stigmatizza chi siamo..
Vederlo ti spinge a valutarti e giungere quasi ad autodefinirsi ” pezzo di merda”.
La gente però va a vederlo con spirito diverso e con una attesa di comicità. Addirittura i genitori portano con se i bambini.

Non ho compreso perchè, o meglio la mia interpretazione potrebbe esser benevola ed educativa: i genitori,tramite film, vogliono far capire ai propri figli quanto son stati collusi e corrotti e complici.
Temo però di esser fuori strada. Siamo tutti Patanè?
Penso di no ma temo di si. Lo stesso mi è accaduto nel vedere ”in guerra per amore” di Pif
Sentivo i commenti: è un film denigratorio per noi siciliani:
Qualche siciliano può non riconoscersi nei siciliani di quel film, ma qualcuno.
Siam gente che si vende subito ed al minor offerente. Saremmo stati filorussi se fossero sbarcati i sovietici, purchè si otteneva da mangiare, una onorificenza e un marito per la figlia ”vergine”di orecchie.
Mi auguro sempre che film come l’ ora legale, in guerra per amore, benvenuto presidente, la mafia uccide solo d estate ed altri, possano sostituire alcune ore di lezione nelle scuole.
Pur avendolo suggerito a questi caproni incolti che fan finta di governare, non ho avuto successo.
Quando a scuola si parla (se se ne parla!) di malaffare, mafia, corruzione, mafiosità, il tutto si risolve nel mentovare Falcone, Dalla Chiesa e qualche altro e basta. Solo mentovare.
Se tu che mi leggi,non li hai visti, ti invito a vederli, a spiegarli ai tuoi figli o nipoti, agli ignoranti che ti circondano :e non son pochi.
-N.B. – Lo scritto di Peppe Bologna, corrisponde al pensiero del suo autore e non necessariamente alla linea editoriale del giornale.
f.to Il direttore responsabile
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